Pubblico la lettera di dicembre mandata agli iscritti del gruppo su Facebook.
Lettera che ha avuto, purtroppo, ben poche risposte...
Cari amici urbanizzati,
con l'occasione di farvi carissimi auguri prendo anche un momento per fare il punto sul lavoro di urban. Come coordinatore del forum territorio del pd di Sestri, alla mia prima esperienza in un "contenitore politico", insieme a giovani amici, due anni fa abbiamo deciso di dare il via ad una piattaforma aperta al dibattito e all'informazione. Il progetto è semplice: 1)favorire la partecipazione attraverso la raccolta di informazioni; 2) far partire una discussione sui temi: 3) elaborare una sintesi; 4) costruire un percorso di proposta che nasce dalle fasi precedenti.
L'avvio è stato molto stimolante. Ma tutto il percorso è un non senso se poi non si riesce a elaborare una proposta di sintesi e a farla diventare documento del territorio. E' qui che il circolo, nella sua funzione politica, si è arenato. Perché se in molti il seme del cambiamento è voglia e cammino, in altri, molti, prevale la difesa di un vecchio modello autoreferenziale, che porta a generare diffidenze, distacco, contrapposizione.
All'inizio di questo progetto l'unica mia condizione era ed è che non si facciano discussioni fine a se stesse. Discussioni fatte solo per sterile propaganda, senza la possibilità di trovare uno sbocco propositivo che incida. Il gruppo del forum di urban è altro. Crede, senza finte presunzioni, che la politica sia contribuire al cambiamento e non essere passacarte di altrui "esigenze". Chi ha lavorato, o partecipato, agli incontri del forum di urban, ha visto un piccolo gruppo che ha creduto e crede che il pd possa rappresentare questo e che, fuori luogo e fuori posto non sia questa idea ma quella di chi continua a predicare cambiamento ma poi lavora per chiudersi sempre più a "riccio" vedendo come una minaccia chi propone nuovi modelli. Io racconto dell'esperienza che vivo sul mio territorio ma non poche sono le persone che quotidianamente lavorano in molti circoli e a livello dirigenziale per proporre un'idea nuova e credono in un progetto. Ora occorrerebbe fare rete, abbattere barriere e creare un'onda che sappia contrapporsi al "vecchio monolite". A noi, che piace lavorare in gruppo, che crediamo nella forza dei molti, spetta lanciare un sassolino. Sperando che almeno generi un pò di prurito nelle pelli di chi non sente più nulla. E vedere se qualcuno lo raccoglie. Se insieme si può fare un cammino. I muri non si rompono a testate. Ma contrapponendo idee e progetti reali a chi manca di fantasia e lavora di conserva. Dunque, facciamoci gli auguri.
Che se non sarà possibile lavorare per un reale scatto in avanti si chiude, non domani, ma ieri.
Niente battaglie a mulini a vento. Con tristezza, certamente. Sopratutto per quei giovani che credono e si buttano sulle cose. Che bisognerebbe coltivare con acqua e sole invece di chiuderli nel buio, contribuendo pesantemente a costruire un’ altra generazione di disillusi.
Alè!
mercoledì 10 febbraio 2010
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