venerdì 16 aprile 2010

Ostaggi di Cemusa


Lunedì mattina passanti e negozi su piazza Nattino, una delle principali di via Sestri, incuriositi dall'apertura di un grosso scavo, hanno pensato subito alla posa di una fioriera. Hanno pensato all'inizio dei lavori per ultimare l'arredo urbano di una via che, invano e da anni, attende un arredo urbano promesso e mai ultimato per l'ennesima, cronica, mancanza di fondi. E qui sono ancora in molti a ricordarsi dell'assessore Seggi che all'epoca spiegava delle piastrelle arrivate dalla Cina ("perché a Carrara - come previsto dal progetto originale n.d.r. - non ce ne erano abbastanza per la pavimentazione di via Sestri"). Così oggi è sotto gli occhi di tutti una pavimentazione che ha ceduto in più punti e, data la sua notevole porosità, sempre molto sporca. (ci credete se vi dico che la macchina per pulirla in modo efficace era stata ordinata, provata una mattina, e poi, visto che funzionava, spedita a pulire le zone del centro?). Invece niente fioriera. Più prosaicamente ecco in arrivo un nuovo, bellissimo, cartello della Cemusa. La pubblicità innanzitutto. Oltretutto nella piazza esiste anche un centro medico (Tartarini) dove molte volte arrivano le ambulanze, proprio dove ora è stato posizionato il cartello. Più volte al Comune è stato chiesto da parte del CIV di Sestri un tavolo per discutere del piano urbano del quartiere. Da sette anni il Comune blocca un progetto di perimetrazione del centro storico di Sestri, che prevede l'indicazione delle varie vie, la segnalazione dei punti di interesse, il disegno di un itinerario. Li blocca proprio in base all'accordo fatto con la Cemusa, che, di fatto, impedisce a chiunque di posizionare elementi indicativi al di fuori dei loro. La sensazione diffusa è quella di essere in ostaggio. Di pratiche e interesse altrui. Ostaggi impotenti.

mercoledì 10 febbraio 2010

Facciamoci gli auguri

Pubblico la lettera di dicembre mandata agli iscritti del gruppo su Facebook.
Lettera che ha avuto, purtroppo, ben poche risposte...

Cari amici urbanizzati,
con l'occasione di farvi carissimi auguri prendo anche un momento per fare il punto sul lavoro di urban. Come coordinatore del forum territorio del pd di Sestri, alla mia prima esperienza in un "contenitore politico", insieme a giovani amici, due anni fa abbiamo deciso di dare il via ad una piattaforma aperta al dibattito e all'informazione. Il progetto è semplice: 1)favorire la partecipazione attraverso la raccolta di informazioni; 2) far partire una discussione sui temi: 3) elaborare una sintesi; 4) costruire un percorso di proposta che nasce dalle fasi precedenti.
L'avvio è stato molto stimolante. Ma tutto il percorso è un non senso se poi non si riesce a elaborare una proposta di sintesi e a farla diventare documento del territorio. E' qui che il circolo, nella sua funzione politica, si è arenato. Perché se in molti il seme del cambiamento è voglia e cammino, in altri, molti, prevale la difesa di un vecchio modello autoreferenziale, che porta a generare diffidenze, distacco, contrapposizione.
All'inizio di questo progetto l'unica mia condizione era ed è che non si facciano discussioni fine a se stesse. Discussioni fatte solo per sterile propaganda, senza la possibilità di trovare uno sbocco propositivo che incida. Il gruppo del forum di urban è altro. Crede, senza finte presunzioni, che la politica sia contribuire al cambiamento e non essere passacarte di altrui "esigenze". Chi ha lavorato, o partecipato, agli incontri del forum di urban, ha visto un piccolo gruppo che ha creduto e crede che il pd possa rappresentare questo e che, fuori luogo e fuori posto non sia questa idea ma quella di chi continua a predicare cambiamento ma poi lavora per chiudersi sempre più a "riccio" vedendo come una minaccia chi propone nuovi modelli. Io racconto dell'esperienza che vivo sul mio territorio ma non poche sono le persone che quotidianamente lavorano in molti circoli e a livello dirigenziale per proporre un'idea nuova e credono in un progetto. Ora occorrerebbe fare rete, abbattere barriere e creare un'onda che sappia contrapporsi al "vecchio monolite". A noi, che piace lavorare in gruppo, che crediamo nella forza dei molti, spetta lanciare un sassolino. Sperando che almeno generi un pò di prurito nelle pelli di chi non sente più nulla. E vedere se qualcuno lo raccoglie. Se insieme si può fare un cammino. I muri non si rompono a testate. Ma contrapponendo idee e progetti reali a chi manca di fantasia e lavora di conserva. Dunque, facciamoci gli auguri.
Che se non sarà possibile lavorare per un reale scatto in avanti si chiude, non domani, ma ieri.
Niente battaglie a mulini a vento. Con tristezza, certamente. Sopratutto per quei giovani che credono e si buttano sulle cose. Che bisognerebbe coltivare con acqua e sole invece di chiuderli nel buio, contribuendo pesantemente a costruire un’ altra generazione di disillusi.

Alè!